
-sensor on the mind-

l’isola della grande Statua, meraviglia stupore, ci troviamo davanti all’icona più famosa di tutti gli Stati uniti, da vicino non è poi così enorme, anzi, dopo 4 giorni di enormi grattacieli ci appare piuttosto piccola. Dopo una visita esauriente ci reimbarchiamo, fa molto caldo ed Ellis Island è affollatissima, il sole ci sta cuocendo e decidiamo di tornare a Manhattan. A pochi metri dall’attracco del “Ferry” sorge Wall Street,
qui ancora non si conoscono le giornate nere che arriveranno in ottobre e gli uomoni d’affari passeggiano ancora col sorriso sulle labbra, da lì a pochi giorni la Lehman Brothers “crollerà”. Scattiamo un paio di foto al ponte di Brooklin, il mitico ponte dei chewingum anni 80, poi una voglia di Fish & Chips ci assale e pranziamiamo in zona portuale. Il primo pomeriggio inizia con la visita al “povero” e devastato “World Trade Center” l’attuale “Groun Zero”, agli occhi non lascia trasparire lo stesso strazio che dona alla mente, è lì davanti a noi, un cantiere aperto pieno di grù e ruspe, ma la memoria viene sopraffatta da quei “flash” che tutto il mondo ha visto…
Dopo un riposino è la volta della cena, stasera “ Bubba Gump”, uno splendido locale che si ispira fortemente al protagonista e al suo socio in affari del film “Forrest Gump”, non per niente nel locale si servono prevalentemente gamberi.Optiamo per uno Shrimps Heaven, un assortimento di gamberi fritti, bolliti, impanati e a aromatizzati al cocco… Con la pancia piena passeggiamo in Time Square!
Io, gastronomicamente parlando, tendo a tirare fuori il camaleonte che c’è in me, sperimento e mi comporto come la gente del posto…
La giornata prende corpo con la mirabolante salita all’86esimo piano dell’Empire State Building, dopo un controllo serrato con metal detector, prendiamo l’elevator per il cielo, 80 piani in un pugno di secondi, da fare le scarpe agli Seattle della Nasa… e gli altri 6 piani??? A piedi! 12 rampe, ripidissime, di scalette modello “sottomarino militare”, cuore in gola compreso, scopriremo poi che esisteva un altro ascensore, si sono presi gioco di noi!”


Inutile dire che la colazione l’abbiamo fatta all’Europa Cafè, ma oggi siamo stufi di uova, così Kiky ritorna alle origini italiane, torta allo yogurt e tea per lei. Io non posso tornare sui miei passi così opto per 3 gustosissimi pancake con burro e sciroppo d’acero, ma non resisto ad un annacquatissimo Small Capucino (non manca una C, l’ho scritto come lo pronunciano).
Riposino e cena all’Hard Rock Cafè, ho seri problemi con lo spelling, stavolta leggo IVIN. Mangiamo due pessimi Hamburger, lasciando il locale il cameriere c’invita, farfugliando, a lasciare le “usually tips” ovvero le mancie, ma visto il servizio e le portate, lasciamo la sala velocemente fregandocene della disapprovazione del cameriere burino. Siamo Italiani che ce voi fa?







partiamo adrenalinici verso la DownTown, passiamo in rassegna Greenwich Village e pranziamo in un market della catena Wood Shop, lo stesso del Columbus Circle, zuppa di Corn (mais), inslatina e frutta fresca a pezzi. Rifocillati visitiamo Soho, Little Italy e China Town, nei mercatini di quest’ultima zona ci rendiamo conto che i cinesi si nutrono di cose assurde, pesci nè essiccati, nè liofilizzati, qui si parla di fossilizzazione! Cotti come ceci rientriamo in Metro, dove mi lascio raggirare da una macchinetta, comprando un pluricorse a 20$ invece che un banale biglietto da 2$. Kiky si diverte come una pazza, dovevo fare il comico!









Giorno 4 Settembre 2008
















